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Scuola, i dati preoccupano: l’Italia nella top 5 UE (negativa)

Brutta notizia sul fronte educazione, i nuovi dati per la scuola sono assolutamente negativi: l’Italia in questa top 5 dell’UE.

Mentre tanti cittadini risultano parecchio preoccupati per il loro futuro, in particolar modo nelle fasce d’età più giovani, emerge un dato piuttosto preoccupante per quanto riguarda la scuola e, più in generale, per il tema dell’educazione e della formazione degli italiani.

I nuovi dati vedono l’Italia indietro rispetto ad altri paesi UE sulla scuola – newtonline.it

Da un lato, sempre più giovani neo-laureati decidono di trasferirsi all’estero per cominciare a lavorare e cogliere maggiori opportunità, ma dall’altro tantissimi altri decidono di non continuare gli studi, forse scoraggiati da esperienze di persone a loro vicine o dal contesto generale in cui vivono.

I nuovi dati arrivati sono piuttosto chiari e non possono che preoccupare, oltre che invitare a riflettere su determinate situazioni: sul fronte scuola, l’Italia si piazza nella top 5 negativa stilata tra tutti i paesi appartenenti all’Unione Europea.

Scuola, i dati negativi in relazione ai paesi dell’UE: sempre meno giovani in aula

Gli ultimi due decenni hanno invertito il trend negativo della scuola, ma stando ai nuovi dati messi a disposizione da Eurostat (e riportati anche da TG Com 24) la situazione, ad oggi, non è per nulla rosea. In  tema di dispersione scolastica, rispetto agli altri paesi europei, l’Italia è ancora in grande ritardo.

L’Italia abbassa la percentuale della dispersione scolastica, ma è indietro rispetto agli altri paesi dell’UE – newtonline.it

I dati segnalano come l’11,5% dei giovani compresi nella fascia d’età dagli 11 ai 24 anni ha  lasciato in maniera prematura gli studi; in questa classifica negativa dell’UE l’Italia si piazza al quinto posto, con una percentuale più alta di oltre due punti rispetto alla media europea, attestata al 9,6 %. In ogni caso, rimane un cauto ottimismo considerando come si sia abbondantemente raggiunto l’obiettivo comunitario fissato nel 2020, che parlava di una percentuale minore del 16%.

Nel 2030 la soglia è fissata al 9% e, dunque, il nostro paese dovrà confermare il trend di crescita; stando alle statistiche, post-Covid, l’Italia ha (rispetto ad altri paesi) continuato ad abbassare il tasso di dispersione scolastica. L’obiettivo sembra dunque più che alla portata, sebbene ci sia un grande lavoro da fare a livello regionale: come emerge dall’analisi dei dati fatta da skuola.net, alcune regioni non hanno ancora raggiunto l’obiettivo minimo imposto dall’UE.

Manuel

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